Analogico si presenta come un diario annotato, ma anche come un ordinato monologo interiore, in cui riflessioni di varia natura lasciano a poco a poco intravedere sprazzi di trama.
Tutto si svolge nel giro di qualche mese, dal 29 agosto di un anno imprecisato al 29 luglio dell’anno successivo.
L’io narrante, un uomo che attraversa un periodo di solitudine, decide improvvisamente di non presentarsi al lavoro e comincia a passare le giornate in una vecchia villa liberty abbandonata, curandone il giardino. Un giorno scorge un gruppo di ragazze infilarsi al suo interno e scopre tracce di riti dionisiaci.
Ad un certo punto si ritrova coinvolto in sfrenate cerimonie in cui scorrono vino e sangue, fa conoscenza con Sasha, l'erede della villa, e va a vivere con lei in un edificio annesso al corpo principale, ritrovandosi immerso in una comunità di amanti dell'arte che vivono all’insegna del carpe diem. Lui si dà alla pittura, come già l'eccentrico nonno di cui porta il nome.
Ovunque aleggia un senso di mistero e sensualità. Tra sacrifici, lapidi e passaggi segreti, il sogno e un magico esotismo che trapela dal passato, contaminano la realtà creando un'atmosfera crepuscolare che disorienta e affascina allo stesso tempo.
La narrazione prende le mosse dalla decisione del protagonista di sottrarsi alle logiche del “gregge” e del denaro, che spingono a vivere incasellati e con l'ossessione del futuro, soffocando gli istinti vitali e dimenticando la bellezza dell'attimo presente.
Catapultato in una realtà fuori dal comune, la villa diventerà per lui un luogo di perdizione ma anche occasione per riportare alla luce la sua anima segreta.