Trappola non sempre è qualcosa che ci cattura inaspettatamente attraverso un miraggio ingannevole. A volte, pur sapendo a cosa andiamo incontro, siamo noi stessi a spingerci oltre i nostri limiti per metterci alla prova.
Il romanzo si sviluppa attorno ad una misteriosa figura femminile, Valeria, o, per meglio dire, attorno alla sua assenza, capace ancora di influenzare le persone che l'hanno conosciuta ed amata.
La fatalità dolorosa del destino aveva portato questa donna, ancora giovane, a cambiare completamente vita. Si era ritrovata a frequentare persone – che un tempo avrebbe ritenuto molto distanti da lei – di una compagnia circense decaduta, legate indissolubilmente ad un passato mitico ma anche avvezze al confronto con altre culture e scevre da pregiudizi. Grazie a loro era riuscita a superare i limiti dell'ovvio e del buon senso borghese e a spingersi ad esplorare orizzonti nuovi. Si era lasciata affascinare dall’esoterismo, dall'incanto della spiritualità orientale ma soprattutto da una inclassificabile percezione dell'invisibile. Questo percorso umano e ascetico l’aveva portata apparentemente molto lontano ma infine l’aveva condotta alla consapevolezza di essere tornata al punto di partenza. Il tempo e l’esperienza umana non procedono infatti secondo una logica lineare ma piuttosto seguendo un canone ciclico dove tutto è destinato a conservarsi e a riaffiorare. Il vecchio mondo era tutt'altro che scomparso e aveva ripreso ad introiettare nel presente la sua ombra ma anche a rivelarsi sotto una nuova luce.
La nipote Miriam, tornata sui passi della zia, dopo la sua scomparsa, compie anche lei una sorta di viaggio a ritroso rispetto alle aspettative iniziali.
Anche lei entra in contatto con quel gruppo misterioso con cui la zia aveva instaurato profondi legami. Le due culture tornano ad incontrarsi e a condividere un altro tratto di strada assieme.
Valeria, anche se non c’è più, continua a far sentire la sua presenza, testimoniando, in chi ci crede, come tutto, alla fine, resta e partecipa.
La storia, come la vita, non si sviluppa sempre come auspicabilmente ci si potrebbe aspettare. I cambi di prospettiva che si avvicendano creano disorientamento. Ad un certo punto non c'è più distinzione tra dimensione onirica, reale o extrasensoriale, e tutto può essere trappola o liberazione allo stesso tempo.
Inoltre uscire dalle difficoltà e dall'ambiguità solo apparentemente restituisce un senso alla vita ed al racconto perché rimane ineludibile la consapevolezza che alcune cose non possiamo conoscerle fino in fondo e dobbiamo rassegnarci a lasciarle nel loro alone di mistero.