PRESENTAZIONE
Se per racconto si vuole significare la narrazione di fatti e di personaggi entro un determinato tempo ed in un certo ambiente, Antonio Galeone ha giustamente intitolato il suo libro "I non racconti"; infatti, dobbiamo intendere il suo racconto come una straripante, costante, acuta indagine psicologica e una continua osservazione di motivati sentimenti, di desolato solipsismo, di reazione al mondo circostante, cioè come un non racconto, una narrazione priva di vicende e di protagonisti. Se, poi, vogliamo parlare di protagonisti, diciamo che ne domina uno incontrastato: l’"io" dell'Autore, un io che si contrappone al non-io, cioè alla realtà esterna, addirittura all'interrogativo del proprio agire, del proprio pensiero. E, quando, fichtianamente raggiunge il momento di sintesi, di consapevole riflessione, supera gli stessi suoi limiti per spaziare in un ambito spirituale che assume valori universali.
La cosciente nebulosità della sua anima, gli attimi di torpore, di rassegnata indifferenza e, nel contempo, lo sdoppiamento di se stesso sono momenti di umana e profonda disamina del proprio io, che stupiscono e seducono il lettore il quale trova che il "non racconto" dell'Autore gli è perfettamente congeniale.
Talvolta la gente è oggetto di una spietata e cruda analisi e vista come presa da mezzi pensieri e quasi sopravvivere nei movimenti di burattini teatranti.
La natura mutevole, ma generalmente inspiegabile nei suoi mutamenti e nelle sue forme è una degna cornice entro la quale si esprime l'Autore: nuvolosa, serena, variabile, vana come la stessa vanità caduca di foglie moribonde.
Un pregio del dettato di Galeone risiede indubbiamente nella singolare aggettivazione, che, infine, ci dà il livello della sua ricerca e delle sue sensazioni. Così, l'infantile sincerità del lettore nel piacere fragile della lettura; l'atmosfera ferma nel tacito gelido tepore frantumata clamorosamente al suono squillante del telefono; il gorgoglio innaturale delle meccaniche interiori dell'automobile. Ci piace anche ne "Il distacco" la dettagliata descrizione dei genitori dell'io narrante, che riesce con un particolare somatico ad aprirci il mondo interiore del padre o della madre.
Vorremmo dire che ci troviamo di fronte ad una prosa impreziosita di un lirismo che la rende permeata di poesia, piena di ombre e di luci che evidenziano la condizione delle umane creature, la loro precarietà e l'ansia di fuga dalla realtà.
GIORGIO CARPANETO