Marco e Lara conducono, come tanti, un’esistenza normale ed equilibrata, senza mettere troppo in discussione le certezze acquisite. La loro vita procede lentamente, senza eccessi e interferenze, come su un binario e sembra dirigersi indisturbata verso un futuro lontano. Lavorano entrambi, si vogliono bene, posseggono una casa, frequentano amici che incontrano quando ne hanno voglia: hanno raggiunto insomma la tanto agognata indipendenza. Qualcosa però di imprevisto sta per accadere adesso intorno a loro e alcuni incubi premonitori lo annunciano.
Una mattina apparentemente come le altre la terra inizia a tremare. Da quel momento, costantemente e a intervalli imprevedibili, le scosse continuano a ripetersi senza tregua e tutto pare destinato a cambiare.
Le sicurezze di un intero popolo e in particolare dei protagonisti vengono sconvolte e rimesse in discussione da questo fenomeno naturale che sembra voler rimanere sullo sfondo delle loro vite influenzandole, scuotendo ancor più che le costruzioni materiali l’interiorità delle persone. Essere sempre in bilico tra la speranza e la disperazione finisce per scardinare quelli che sembravano i principi fondanti di quell’esistenza apparentemente tranquilla e porta sempre più a riflettere sul senso della vita e a ricercare e rivalutare valori universali non in contrasto con l’ineluttabilità delle cose.
Marco e Lara dopo un primo iniziale smarrimento, insieme a nuovi amici venuti da lontano e incontrati per caso, sentiranno, prima di altri forse, l’esigenza di mettersi in cammino senza sentirsi in fuga.
Raggiungeranno dapprima i luoghi dell’infanzia ritornando in contatto con le persone e i valori cari e recuperando coscienza del modo di rapportarsi istintivo di un tempo ora quasi ormai relegato e mitizzato nel ricordo. In seguito il viaggio proseguirà anche verso luoghi misteriosi che metteranno maggiormente alla prova la loro capacità di aprirsi a nuove situazioni senza giudicare o indietreggiare.
Anche chi non c’è più partecipa a questa danza rigeneratrice che risveglia gli animi alla consapevolezza della caducità e relatività umana ma nello stesso tempo all’importanza che tutto resti e continui ad introiettarsi nel ciclo della vita senza essere esorcizzato.
Il viaggio fisico si intreccia con quello onirico e interiore portando i protagonisti a superare paure e tabù atavici e a riscoprire la bellezza di instaurare con se stessi, con gli altri esseri viventi e con la natura un rapporto autentico anche se non sempre perfetto.
Il presente diventa il tempo vero da vivere in armonia con il tutto, quello giusto per nutrire gli affetti, quello per accogliere nuovi amici, quello per dare e ricevere, quello per sentire e rispettare la saggezza insita nella bellezza selvaggia dell’istinto. Non ha più senso rimandare l’incontro con la verità a un tempo che non ci resta, cioè in una dimensione che ci illudiamo di possedere ma che invece sfugge al nostro controllo anche quando non c'è la natura a ricordarcelo. Portando al di fuori dell’io la nostra attenzione a poco a poco riconosciamo come il tempo non è più qualcosa di nostro perché dobbiamo vivere anche nel tempo degli altri.
I capitoli del romanzo, intitolati con gli aggettivi dei gradi della scala Mercalli, diventano paradossalmente, come in un ossimoro, nuovi comandamenti che si susseguono scardinando con sempre maggiore forza le inutili costruzioni che ci allontanano dalla ricerca di valori autentici. Il vero terremoto si realizza allora all’interno delle coscienze, la distruzione interiore diventa occasione, se si vuole, per liberarsi dall'inessenziale tornando ad essere capaci di dialogare con il creato, di provare emozioni non omologate e di alimentare una spiritualità non rituale.